mercoledì, dicembre 24, 2008

Buon Natale!

Un augurio sonoro ai sei lettori del mio blog: BUON NATALE RAGAZZI e che sotto l'albero troviate ciò che più desiderate!

domenica, dicembre 14, 2008

Kung-fu Panda è diventata una macchina assassina: come uccidere…col pensiero

Vi ricordate il fantastico post sul corso di difesa personale? Quello in cui vi raccontavo che la mia specialità sono le cadute acrobatiche…beh, SONO MOLTO MIGLIORATA.

La scorsa lezione HO ROTTO UNA COSTOLA AL MAESTRO!!! Si, proprio lui, l’omone di un metro e ottanta per 95 Kg di peso distribuiti tutti tra bicipiti, deltoidi, quadricipiti e addominali. Mi sono pentita, ma gli ho rotto una costola. E non è un modo di dire…è proprio sbucata dal suo fianco! Non ha bucato la pelle, ma…diciamo che si vedeva chiaramente che non era al suo posto...faceva l’effetto dei bambini prima di nascere quando, nella pancia della mamma, scalpitano e da fuori si vedono le loro braccine (o gambine) che spingono verso l’esterno solo…che una cosa è emozionante, l’altra fa senso…

Vabbè dai, ma forse sto esagerando, diciamo tutta la verità: non è che gli ho proprio rotto una costola sana…era già incrinata, io ho solo terminato il lavoro…

Non credete nella mia forza???..va bene, vi racconto esattamente com’è andata……

Eravamo (noi allievi) tutti lì attenti a seguire una disquisizione filosofica del maestro sulla potenza del…..ehm….non mi ricordo più come si chiama…ha un nome giapponese…o cinese? Vabbè, mi sa che io non ero proprio attenta, comunque eravamo lì a parlare di questa cosa di cui non ricordo il nome che però, sostanzialmente, è una sorta di respirazione buddista per cui al momento di rilasciare un colpo andrebbe contratto l’addome rilasciando la rabbia così, parola del maestro, “il colpo acquista il doppio della forza”. E non solo…poiché tutta questa contrazione dell’addome dovrebbe portare anche a far uscire un rumore (per Pina….so già cosa hai pensato: NO, il rumore esce dalla bocca!) si ottiene anche un altro risultato. Ecco spiegato perché nelle arti marziali urlano: l’urlo, oltre a scaricare la rabbia dall’addome distrae l’avversario.

Solo che il maestro, anziché dirci semplicemente (come ho fatto io con voi ora!) che l’urlo distrae l’avversario, alle perplessità di una ragazza che innocentemente ha detto: “Mah, io continuo a non capire l’importanza di questo taj qualcosa…” decide di dare una dimostrazione e fa tutto fiero: “ora te lo faccio vedere, mi serve qualcuno…mmm…vediamo…tu!”. E indovinate chi indica?

Perfetto, gli vado vicino. Mi attacca PIANO E SENZA TOCCARMI (vedi che mi sottovaluta?) senza utilizzare il coso-giapponese-dal-nome-irricordabile, e che succede? Niente, più o meno paro i colpi, impacciata come sempre, ma me la cavicchio. 10 secondi di dimostrazione e tutto ok. Poi per farci notare la differenza fa : “adesso guardate la differenza”. Mi viene incontro, strilla come un matto (sta usando il coso-giapponese-dal-nome-irricordabile), non capisco nulla dalla paura, chiudo gli occhi e mi immobilizzo, PANICO, silenzio totale, tonfo a terra. Apro gli occhi. Io sono inpiedi, ma se il tonfo non ero io chi era?

Mi giro, alle mie spalle il maestro gattoni, poggia sulle ginocchia e su una mano, l’altra la stringe sulle costole. Non capisco nulla. Tutti gli occhi sono puntati su di me. Guardo le altre e dico: “giuro che non ho fatto nulla!! Non sono stata io!”. Dal pavimento arriva una voce: “Ah, la costola, credo d’avere una costola rotta!”.

Il maestro si rialza, tira su la maglia e tra i suoi scolpitissimi muscoli intercostali spunta una inumana protuberanza…OK, NON SO COME HO FATTO MA MI CONVINCO CHE GLI HO ROTTO UNA COSTOLA. Mi sono sentita in colpissima e per venti secondi ho ripetuto cento volte la frase: “come stai?”. Poi lui, riacquistato l’uso della respirazione, ci spiega che si era rotto quella costola in combattimento (non con me eh! in un combattimento precedente) e, essendosene dimenticato, ha fatto una mossa brusca e se l’è fatta riuscire.

Io credevo fosse una cosa dolorosa, ma lui l’ha definita appena “fastidiosa”, ha detto: “No, scusate, continuiamo la lezione (vi giuro che ha detto così!) ma ‘sta cosa è troppo fastidiosa”. Preparatevi, il meglio deve ancora venire…si sconsiglia alle persone sensibili di non leggere il seguito.

Da qui parte “il seguito”. Se stai ancora leggendo sappi che ti reputi più di stomaco forte di quanto tu non sia, quello che sto per raccontarti farà senso anche a te: uomo avvisato….
Bene..l’hai voluto tu: IL MAESTRO SI è INFILATO UNA MANO SOTTO LE COSTOLE SANE E CON L’ALTRA HA PREMUTO SU QUELLA ROTTA FINCHè NON è TORNATA AL SUO POSTO!

Ecco, io te lo avevo detto di non leggere! Il mio maestro bionico si è risistemato la costola da solo…più o meno, perché non è che ci volesse proprio un ortopedico per capire che quella non era la sua posizione naturale, ma almeno stava meglio di prima: non sporgeva più come il piede d’un bambino irrequieto nella pancia della mamma!

Eseguita l’operazione chirurgica su sé stesso ha proseguito la lezione come nulla fosse, salvo ogni tanto toccarsi le costole nel tentativo di perfezionare il lavoro e dire: “certo che è proprio fastidiosa messa così…”. Sono certa che non appena arrivato a casa se la sia sistemata da solo a colpi di martello…fidatevi: ne è capacissimo!

Scherzi a parte…io non so come ho fatto a ridurlo così, ma non vedo l’ora che ci sia la prossima lezione per sapere come sta…SONO DAVVERO PREOCCUPATA: certe cose non si vedono neanche nei film di Bruce Willis, anzi….Bruce a confronto è un quaquaraquà: non so come altro definire uno che prima si piglia miriadi di colpi di ogni sorta e genere, compresi quelli da arma da fuoco, e continua a far quello che stava facendo come fossero nulla e poi quando arriva la bellona di turno con un batuffolino di cotone bagnato con l’acqua ossigenata per disinfettargli un graffio (perché le pistolettate a Bruce Willis fanno sì e no qualche graffietto), appena il cotone tocca la sua pelle lui esclama con espressione dolorante: “Hiiiiiiiiii….aaaaahhhhhh….fai piano”. Il mio maestro ci avrebbe sputato sulla sua ferita: scommetto che la sua saliva è più efficace dell’alcol contro i batteri. E poi, disinfettate le ferite con lo sputo, se le sarebbe pure ricucite lamentandosi al massimo della perdita di tempo che l’operazione avrebbe comportato!

Chiusa la parentesi sul paragone tra Bruce Willis e il mio maestro, voglio chiedergli (al mio maestro, non a Bruce!) scusa per essermi spaventata tanto e non aver fatto nulla…magari se mi fossi mossa sarebbe finito tutto come al solito: una mia caduta acrobatica! Scusi, scusi, scusi!

giovedì, dicembre 04, 2008

Avventure da praticanti: la lezione di Paoluzi

Triiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin

Il suono del campanello di Lumsa News si riconosce da chilometri. Non fa né “drin” ne “dlindlon”, fa: “Triiiiiin”. E il numero delle “i” nel trin dipende da quanto ci mette chi sta suonando a capire che il campanello si è incastrato e deve ripremerlo se vuole che quell’odioso suono smetta.


L’altro giorno, dopo un “triiiiiiiiiiin” da 11 “i” è entrato il Pego, al suo seguito un suo amico di colore. Pego si siede a un pc, l’amico entra in redazione si ferma in piedi davanti alla prima scrivania che incontra e fissa tutti in silenzio. L’uomo aveva addosso un giubbotto imbottito azzurro completamente fradicio (non pioveva da ore…già questo è un mistero) e sul braccio un altro giubbotto(secondo mistero)…fradicio pure quello. Sotto l’altro braccio una confezione di tavernello (terzo mistero).

La presenza ci inibisce. Il rumore tipico del gallinaio che solitamente aleggia nella nostra redazione a poco a poco sfuma. Tutti gli occhi sono su di lui. Quando ottiene il totale silenzio inizia a parlare con il fare tipico del Papa all’angelus, tira su un braccio e inizia a declamare, ma…COSA???

Ci accorgiamo che è visibilmente ubriaco, ciondola e parla in una lingua che, per quanto sconosciuta sia alle nostre orecchie, è chiaro a tutti non possa avere quei suoni.

Nessuno di noi interviene. Il più coraggioso è il professor Paoluzi, la persona più anziana presente al momento (come siamo coraggiosi noi giovani!). Paoluzi fa serio: “Desidera?”. Alla domanda l’amico del Pego ammutolisce e rimane immobile. Paoluzi di nuovo: “Scusi, stiamo lavorando, lei vorrebbe?”.

Il ragazzo è impegnato nella sintonizzazione del suo cervello sulla lingua “italiano”, poi dice convinto: “due euro!”. Paoluzi: “perfetto, ce la caviamo con poco!”. Il prof va verso il suo cappotto e tira fuori delle monete dalle tasche le porge al ragazzo e sorridendo gli dice “ora, visto che stiamo lavorando…”. Ma il giovanotto non accenna a volersene andare. Prende le monete sul palmo della mano e se le avvicina agli occhi a una distanza tale che credo le abbia prese per delle lenti a contatto, poi capisco che sta semplicemente contando i soldi. Ci mette due minuti buoni durante i quali siamo tutti impietriti e in silenzio con gli occhi fissi su di lui.

Appurato che la sua richiesta era stata accolta senza battere ciglio decide di approfittare del nostro essere bendisposti verso di lui e, CONVINTO CHE LA SUA RICHIESTA POSSA TRVARE ACCOGLIMENTO fa a Paoluzi: “Posso avere anche una donna per sc*p*r*?”.

Non ci crederete ma la situazione era talmente surreale che NESSUNO HA OSATO RIDERE. Paoluzi che non si è capito se non abbia sentito la richiesta o se (da signore) abbia finto di non udirla ha ribadito il concetto: “Senta, ci scusi, stiamo lavorando, può accomodarsi?”. Ma niente, lui non si muove….Paoluzi gli si avvicina e prova a prenderlo sottobraccio, ma…da una parte il secondo cappotto zuppo, dall’altra il tavernello rendono impossibile il suo proposito. Lo spinge gentilmente e lui cammina fino alla porta che vede solo quando è alla stessa distanza delle monetine di prima. Esce barcollando e chissà….

Paoluzi rientra, noi siamo ancora tutti impietriti (temevamo potesse svenire in redazione!) e lui, come nulla fosse si rimette al lavoro. Quest’esperienza è la prova che non esistono più gli uomini tutti di un pezzo d’una volta.

Quando ho realizzato che quel ragazzo poteva aver bisogno d’aiuto (ma chi si chiama in questi casi?) sono uscita per vedere se si fosse seduto da qualche parte, ma…NON C’ERA Più.

Non ci siamo comportati proprio in maniera solidale, ma la paura ci ha bloccato. Speriamo che qualcuno, magari di un’altra generazione, più coraggiosamente di noi l’abbia aiutato…

Una volta superato lo choc, GIUSTAMENTE, ce la siamo presi tutti col Pego che si fa pedinare dagli ubriachi e li porta in redazione!!!