lunedì, dicembre 03, 2007

Gli stranieri d'Italia




“Buongiorno a tutti, sono un negro padano”, così si è presentato Otto Bitjoka, nato in Africa ma residente a Milano da 31 anni. Lui è uno dei pochissimi africani che arrivato senza nulla in Italia alla fine degli anni ’70, dopo anni di lavoro da operaio, oggi è un imprenditore affermato.
La sua è una storia tra le tante, simbolo di come vivono gli immigrati e di quale sia il loro potenziale. “Tra le tante” perché oggi in Italia risiedono 3 milioni 690 mila cittadini stranieri.
Questo il dato principale del dossier statistico presentato il 30 ottobre scorso dalla Caritas e che contiene sotto forma di numeri la fotografia dell’attuale situazione in Europa e in Italia, tracciando un ritratto dell’immigrazione per alcuni versi molto positivo, per altri preoccupante.
L’Italia ha il primato negativo in Europa in quanto a invecchiamento della popolazione, e condivide il primato mondiale con il Giappone. Nel nostro Paese è attribuibile alle donne di nazionalità straniera circa la metà dell’incremento della natalità registrato negli ultimi dieci anni e, considerando anche l’età media di chi approda su suolo italiano, salta agli occhi quanto gli stranieri contribuiscano a svecchiare la società.
Inoltre gli immigrati hanno un tasso di occupazione notevolmente alto, contribuendo per il 6% sul PIL, e versano ogni anno allo stato 1,87 miliardi di euro di tasse. Un contributo notevole alla ricchezza del Paese.
Ma accanto a questi dati positivi ce n’è uno negativo che spicca fra gli altri: la piaga degli irregolari. Nel 2006 le forze dell’ordine hanno individuato 124.383 persone in questa situazione, e si stima che il numero faccia riferimento soltanto a una esigua parte dei residenti illegali. A questa fascia spetta il primato di occupare circa un quarto delle presenze in carcere, e una uguale proporzione di denunce penali. Se si guarda nello specifico dei reati (sfruttamento della prostituzione, estorsione e contrabbando) la stima tende a salire: 4 volte su 5 è implicato un immigrato irregolare.
E le prime vittime del cattivo comportamento degli irregolari sono proprio i regolari: la visibilità che ha chi commette un reato mette in cattiva luce tutta la comunità di provenienza, fomentando il pregiudizio degli italiani nei confronti dell’intera collettività, causa principale delle difficoltà incontrate dagli stranieri nel cercare un lavoro o un alloggio.
Analizzando questi dati i relatori Franco Pittau, Piergiorgio Saviola, Vittorio Nozza e Guerino Di Tora hanno inquadrato il problema e proposto soluzioni per il futuro: a favorire l’intensità dei flussi illegali sono soprattutto le quote d’ingresso non adeguate, la scarsa praticabilità dei percorsi legali per l’inserimento, la diffusione del lavoro nero, e la precarietà dello status di regolari. Intervenendo in queste direzioni lo Stato dovrebbe riuscire a eliminare la faccia negativa della medaglia “immigrazione”, e a prendere quanto c’è di buono nell’altro, nel diverso, nello straniero.E basta guardare ai dati per rendersi conto di quanto ci sia bisogno di politiche efficaci in tal senso: il ritmo di crescita dell’immigrazione in Italia è pari al 6% (un punto percentuale in più rispetto all’Europa); in media gli italiani hanno 1,4 figli a famiglia, gli immigrati 2,42; nei banchi delle scuole italiane siedono mezzo milione di studenti con cittadinanza straniera. Ritmo di arrivo in Italia, tasso di fecondità e innalzamento del livello di istruzione lasciano prevedere un futuro in cui non sarà più tanto eccezionale la storia di Otto Bitjoca, gli immigrati (soprattutto quelli di seconda generazione) occuperanno anche posti di rilievo e non sarà più tanto strano essere dei “negri padani”.