lunedì, giugno 08, 2009

Washington Dc, puntata diciotto. From Philadelphia...


Finally America.

Washington e’ bellissima, la adoro, ma forse la adoro proprio perche’ mi ricorda tanto quelle cittadine europee coi palazzi in vecchio stile, c’e’ molto verde, e si va dappertutto a piedi. Il fatto e’ che qui non ti senti in America. Puoi sentirti “a casa”, ma non in America. E per quanto l’immagine della Casa Bianca che tutte le mattine incontro andando al lavoro provi a convincermi, a persuadermi del contrario, io continuo a pensare che mi sta mentendo. E’ piu’ probabile che la presidenzial residenza sia un miraggio che non che questa sia l’America.

L’America la siamo andati a trovare nei weekend, quello scorso siamo andati a Philadelphia, quello appena passato a New York. Io ho proposto in entrambe i casi di scrivere al Guinnes World Record: siamo stati capaci di vedere le intere citta’ dedicando un giorno a ciascuna, ogni volta 12 ore ininterrotte di cammino…camminare, camminare, camminare.
E’ proprio vero: se vuoi vedere il mondo l’unica cosa di cui hai bisogno sono un buon paio di scarpe … credo che sia possibile misurare quanta America ho visto valutando l’assottigliamento delle suole delle mie puma.

Philadelphia e’ esattamente come te la aspetti. Non e’ una citta’, e’ una cartolina ritagliata dalle scene di film famosi e videoclip musicali. Non c’e una cosa normale, una sola. Niente. Esistono muri che sono opere d’arte fatte coi rifiuti, negozi di chincaglierie accanto a gioiellerie di prima classe, concerti sul molo in pieno giorno e bambini che fanno il bagno nelle fontane. Turisti che fotografano tutto, ragazzini sugli skateboard, sposi finti che posano per un servizio sulle scale di Rocky e innamorati veri che si fotografano con l’autoscatto vicino la fontana dell’amore. Nei ristoranti i bianchi sono quelli che mangiano,i neri quelli che cucinano, gli ispanici quelli che lavano i piatti. Qui sai d’essere in America perche’ niente e’ normale, e non sei normale neanche tu. E’ questo il momento in cui capisci che la normalita’ e’ una grande bugia: non esiste. “Normale” presuppone che ci sia uno standard a cui tutti appartengono, ma siamo tutti cosi’ diversi che non credo sia possibile trovare nemmeno una coppia di persone in tutto il mondo simili abbastanza da poter costituire il metro della normalita’. A Philadelphia ho imparato che siamo tutti strani a modo nostro. E quelli piu’ strani sono proprio quelli che si credono normali perche’ credono d’essere qualcosa che non esiste...

Solitamente quando si torna da un viaggio c’e’ sempre qualcuno che ti chiede: cosa ti e’ piaciuto di piu’ della citta’. In questo caso io direi la compagnia. Sono fortemente tentata dal pensiero che una citta’ non sia bella o brutta in se’. Il ricordo che tu ne hai dipende dalle persone che ci hai incontrato o da quelle con cui ci sei andato… cosi’ Roma potrebbe essere la citta’ piu’ brutta del mondo e il deserto il posto piu’ bello. Puo’ darsi che Philadelphia mi sia piaciuta tanto per come ho condiviso con gli altri ogni cosa che vedevamo, ogni cosa che facevamo, ogni momento cha abbiamo passato insieme.

4 Commenti:

Anonymous Pinuccia ha detto...

La foto col salto è mirabolante... Ma che cacchio di elevazione hai, donna? Qui c'è una carriera da cestista mancata!!!

5:25 PM

 
Blogger Monia ha detto...

I know... in unaltra vita ero un canguro!

5:42 PM

 
Blogger Unknown ha detto...

WOW...ho scoperto il tuo blog che non conoscevo ancora!! Appena ho tempo mi leggo tutti i tuoi post.
Certo una parolina sulla guida "cultural-militaresca" che ho assunto nell'occasione della gita a Philadelphia potevi pure spenderla, ma so di far parte della compagnia a cui ti riferisci verso la fine delle tue parole,e siccome la penso come te, il mio implicito apprezzamento è quindi reciproco.

4:32 PM

 
Blogger Unknown ha detto...

Post Scriptum: se dico che le foto tranne una le ho scattate io?! ;)

4:33 PM

 

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