mercoledì, luglio 01, 2009

Washington Dc, puntata ventiquattro. La riconsegna del telefono aziendale

"Io devo essere grato a Pietro Pacciani e Osama Bin Laden che hanno sfamato la mia famiglia", cosi' Marco ha riassunto in 13 parole il suo lavoro di anni all'Ansa. Casa sua e' bellissima ma (come mi ha fatto notare lui quando gli ho detto che mi piaceva tanto) e' sua solo per altri tre giorni. Siamo andati da Marco qualche giorno fa per una cena dei saluti: dopo anni negli Usa torna in Italia con la famiglia, una bellissima famiglia.

Il primo giorno di stage all'Ansa mi fecero sentire subito a casa. Mi diedero le chiavi dell'ufficio, un telefono funzionante (il mio italiano ovviamente non funziona), un buonissimo caffe' e ci fu pure la pizza "per festeggiare Marco che e' appena tornatao dalla malattia", come si giustificarono loro. Io sono arrivata con Marco e con Marco me ne vado, col doppio risultato che l'emozione dell'arrivo e quella del distacco le sto vivendo piu' intensamente d'un normale stagista (e' un conto andarsene dopo tre mesi, altro dopo 9 anni... ma festeggiare un addio dopo tre mesi con un redattore che se ne va dopo 9 anni sicuramente intensifica l'effetto!).

Cristiano, da bravo capo, quel primo giorno ci tenne subito a precisare: "Non ti ci abituare eh, da domani si lavora!". E in effetti abbiamo lavorato tanto in questi mesi ma per quanto riguarda il non abituarsi alle feste era decisamente una bugia...e pure mal raccontata. Ma Cristiano e' un bravo giornalista e i bravi giornalisti le bugie proprio non le sanno raccontare.La tradizione della pizza e' stata molto frequente: ogni scusa era buona..dai compleanni all'arrivo dei nuovi colleghi, dal festeggiare l'ecografia di Elisa al salutare Silvio Berlusconi che per due giorni che e' stato in America c'ha fatto impazzire. Ogni scusa era buona.

Parentesi Silvio: quell'uomo ha un effetto "lettino solare". Appena eletto Obama disse che "il nuovo presidente americano era abbronzato", prima di venire al primo incontro ufficiale con Barack se ne e' andato qualche giorno in Sardegna per poter poi dire (un secondo prima di salire sull'aereo): "cosi' arrivo da Obama bello abbronzato pure io" e poi, sapete che vi dico? Che in due giorni che ho dovuto fargli le poste per tutta Washington mi sono abbronzata pure io!

Finita la parentesi. In questi mesi ho imparato molto. Innanzitutto che i pezzi d'agenzia non si aprono con le virgolette. Secondo poi che i lead fantasiosi non si fanno. Terzo in questione che "l'effetto sorpresa", come lo chiamo io, non si usa nelle agenzie...le cose vanno dette tutte nelle prime tre righe, niente suspence. Ho imparato che bisogna essere pazienti, che se ti richiamano per qualcosa e' per farti fare meglio la volta dopo, che se si complimentano e' perche' la volta dopo hai fatto meglio. O forse perche' il richiamo non ha funzionato e quindi si cambia strategia e si prova con l'incoraggiamento.

La redazione dell'Ansa di Washington e' proprio un bel posto ma, come credo d'aver gia' scritto da qualche parte in questo blog, i posti non sono belli di per se', sono belli per chi ci sta, per chi ci abbiamo incontrato.Non so per quanto lo sara' ancora. Rimangono solo Luciano e Maria. Marcelo se n'e' andato (in completo silenzio) qualche giorno fa, Marco se n'e' andato oggi con me, Luca (lo stagista) se ne va tra dieci giorni, Cristiano e' in attesa di trasferimento, e Elisa prima avra' la maternita' perche' aspetta una bimba poi... poi si aspetta che trasferiscano il marito (che e' un militare) chissa' dove.

Intanto e' arrivato Marcello dall'Italia. Lui non e' semplicemnte italiano, e' proprio romano. Lo conosco da pochi giorni ma promette bene: nelle pause non si puo' desiderare collega migliore, ha sempre un aneddoto, una storia o una barzelletta da raccontarti. Non so chi saranno i suoi nuovi colleghi, ma si divertiranno un sacco. Oggi salutare tutte queste persone e' stata dura. Siccome mi dispiaceva andarmene sono rimasta il piu' a lungo possibile, cosi' non ho dovuto salutare nessuno e ho lasciato che fossero loro a salutare me, ad uno ad uno mentre uscivano in orari differenti. Era un disperato tentativo di premere la funzione "Snooze" sull'orologio della vita, come quando la mattina la sveglia suona e tu le dici "ancora cinque minuuuti".

Maria l'ho salutata ieri dopo la festa di Marco. Oggi aveva il giorno libero. Lei e' d'oro. Sul serio, fa cose che non gli competono e le fa meglio che se la pagassero per farle. Dal primo giorno non so i favori che mi ha fatto. Non si e' mai arrabbiata tutte le volte che ho distrutto il computer o che le ho chiesto consigli su cosa comprare e dove quando avevo delle cene o affini. Credo si sia occupata di me come spera che qualcuno si occupi del figlio. Lui ha la mia eta', ma e' un marines (al momento in Afghanistan) che viene sempre mandato nei posti dove c'e' piu' da sacrificarsi. Ieri Maria mi ha detto che una volta sono stati mesi senza acqua nel caldo torrido del deserto e quando e' tornato era pieno di piaghe. Ho deciso di smettere di lamentarmi per tutte le volte che l'acqua fredda dalla doccia esce bollente e quella calda ghiacciata.

La seconda a salutarmi e' stata Elisa. Lei si occupa della contabilita' per l"Ansa. Quando e' andata via mi ha lasciato pure un regalo. Una bella borsa da spiaggia. Lei si e' trasferita qui per seguire il marito...ed e' pronta in ogni momento a rispostarsi (e quando si parla di spostarsi si intende proprio un altro paese o continente!). Una volta mi disse: "speriamo non ci spostino ora..un trasloco a pochi giorni dal parto..." e io ero intervenuta: "non che con un neonato e una bimba di tre anni sia piu' facile..sai quanta roba!", e lei come nulla fosse: "no, perche' tanto la roba me la impacchettano quelli del servizio traslochi e i bambini si abituano subito, che ci vuole!". Per lei il problema era solo il non poter volare. Elisa e' la dimostrazione della potenza dell'amore che si vede nelle cose semplici: l'amore si vede in un trasloco intercontinentale con due bimbe in tenera eta'.

Poi e' stato il turno di Luciano. Luciano e' mitico. All'inizio mi correggeva i pezzi (o meglio, me li riscriveva proprio) e poi concludeva: "perfetto, ottimo lavoro, adesso va bene, sei stata proprio brava". Alla fine (quando finalemente avevo imparato a farli meglio), non toccava niente e diceva "si si, fatto benino...". Il suo modo di fare mi ha molto incoraggiato. Senza contare che mi mancheranno i suoi caffe'. All'Ansa c'e' un angolino che si chiama "Bar Lucius" dove tutti vanno a prendersi un caffe' VERO. Se non fosse per le tazzine di carta sarebbe perfetto. Luciano va li piu' volte al giorno, spesso canticchiando ad alta voce qualche verso delle canzoni di Eros Ramazzotti che recentemente ha scaricato nell'I-pod shuffle, e mentre si fa un decaffeinato "perche' senno' con tutti i caffe' che beve assumerebbe troppa caffeina" parla con Luca che non ha potuto resistere dal dirgli qualcosa sul tipo di musica che ascolta.

Poi se n'ee andato pure Marco. Ma con lui e' stato semplice: so che torna in Italia e sara' facile rivedersi. Dopo aver passato due giorni all'Ansa di New York (avendo lavorato pure li' ando' per salutare gli altri colleghi) e' tornato dicendo quanto erano buoni Ilario e Alfonso (che stanno facendo lo stage li'), "mica come te e Luca sempre a far confusione". Io e Luca non facciamo confusione ma magari di lavoro gliene abbiamo dato... ogni volta gli proponevamo cose assurde che il piu' delle volte lui ci lasciava fare (sopratutto dopo le 16 cosi' era certo che in Italia le avrebbero lette meno persone possibile) e poi si ritrovava a doverle correggere. Luca e' specializzato in cose che riguardano internet, videogiochi e fast food. Io nei casi umani: piu' le storie sono strane piu' mi piacciono. E questo basta a spiegare l'espressoine che faceva quel poveretto di Marco ogni volta che uno dei due si avvicinava con il foglio contente la proposta di una nuova (secondo noi) notizia.

L'ultimo e' stato Cristiano. In quanto caposervizio e' rimasto in ufficio anche dopo che io me ne sono andata. La sera della cena di Marco, Cristiano ha fatto un discorso bellissimo. Della serie "c'e' sempre chi sta peggio" ha detto a Marco preoccupato per il trasloco: "tu almeno sai dove ti mandano, io questo ancora non lo so. Tu sai cosa andrai a fare, io non ne ho idea. Tu sai piu' o meno dove avrai casa, io non so nemmeno questo. E sopratutto tu sai che la tua famiglia ti segue, io mica lo so se la mia verra' con me!". Lo disse tra il serio e lo scherzo e tutti l'hanno presa a ridere, ma... che coraggio tutte le persone che ho incontranto in questo ufficio.

Il suo discorso riassume tutto il coraggio di queste persone disposte sempre a partire, a muoversi, ad andare, a fare, tutto per quello che amano. Sia esso un marines o la passione per la notizia. Io non lo so quanto sappia scrivere meglio di prima e non so manco se il mio inglese sia effettivamente buono. Quello che ho imparato di certo dopo due mesi e mezzo all'Ansa di Washington e' il valore del coraggio. Il coraggio di scelte difficili e dolorose ma che ti rendono una persona migliore, una persona capace di affrontare il dolore di ogni distacco con la consapevolezza che se la sofferenza di quel momento e' direttamente proporsionale a quanto si e' stati bene fino a quel momento in quel posto e con quelle persone. Chi non soffre non si e' mai divertito. Con questa consapevolezza ho riconsegnato le chiavi dell'ufficio, quelle del bagno e il telefono aziendale. Credo che da domattina mi mancheranno anche loro.

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