lunedì, maggio 10, 2010

In emergenza veritas


Non avrei mai creduto che una delle più grandi lezioni della mia vita me l’avrebbero data quattro gattini, nessuno dei quali è arrivato a compiere otto giorni di vita.


Facciamo una premessa: non mi sono mai definita amante degli animali. Sì, forse un giorno lontano se avessi un giardino mi piacerebbe avere un cane (purchè sia senza razza né pedigree) e quando incontro un animaletto non posso resistere alla tentazione di accarezzarlo e giocarci un po’, ma questo non mi è mai sembrato abbastanza per potermi definire “amante degli animali”. Io di animali non me ne voglio occupare: troppa fatica.


È per questo che ammiro gli animalisti, che ti raccontano di occuparsi di casi disperati, che fanno parte di associazioni famose, che ti chiedono soldi per quelle associazioni perché, ahimè, non ne hanno mai abbastanza per prendersi cura dei loro cuccioli. Ti commuovono i racconti del loro lavoro come volontari che dedicano il proprio tempo a una nobile causa.


Ecco, io faccio parte della categoria “mi piacciono gli animali ma non mi va di prendermi responsabilità”, loro di quella “ci prendiamo delle gran responsabilità perché amiamo gli animali”.

Poi succede che una gattina randagia partorisce dei micini nel giardino di Francesco e per tre giorni tutto va bene: mamma gatta si prende cura dei suoi quattro cuccioli. Il quarto giorno la gattina sparisce. Sarà a caccia, forse Francesco semplicemente non l’ha incontrata. Il quinto si tiene sotto controllo la tana: i micini sono rimasti 24 ore da soli. Ora è certo, alla mamma è successo qualcosa, dobbiamo intervenire. Mi precipito da lui: i micini sono in condizioni pessime, sudici, puzzolenti e denutriti. Uno sembra morto. In una scena del tutto simile all’apertura de “La carica dei 101”, Francesco riesce a rianimarlo. Unica differenza col film della Disney: Batuffolino è stato salvato da un phon per i capelli.


Ci impegniamo per non affezionarci, ma il nostro è il proposito più corto del mondo: dopo cinque minuti ognuno aveva un nome, Pantera, Tigro, Macchia e Batuffolino. Comincia una frenetica ricerca di qualcuno che sia capace di prendersi cura di loro e, intanto, per non perdere ulteriore tempo, ci cimentiamo noi. Mai avrei detto nella mia vita che avrei iniziato a preparare il latte in polvere per dei gattini. La situazione è pessima: i piccoli non succhiano da soli e bisogna letteralmente spingergli il latte in gola coi minibiberon, una goccina alla volta. Rischiamo di soffocarli ogni volta che li alimentiamo, servono mani esperte.

Ci siamo rivolti a veterinari, gattili e associazioni, quelli che sbandierano il loro amore per gli animali, che affiggono la loro vocazione su spillette che siano bene in vista. Ma è sabato: “ragazzi, ve la caverete, in caso ci sentiamo lunedì, in bocca al lupo”. Tutti la stessa risposta. I più gentili si sono limitati a dirci cosa fare, tutte cose alle quali eravamo arrivati da soli. C’è anche stato chi si è offerto di prenderseli per svezzarli, a patto d’essere pagato e poi, quando gli abbiamo detto che glieli stavamo portando, ci ha detto che non aveva capito che glieli portavamo subito, e che noi avevamo tutta l’aria di “volercene liberare al più presto”, lei l’avrebbe presi a partire dal lunedì. Se l’amore per gli animali diventa un lavoro, come tutti i lavori rispetta i giorni feriali.

In mezzo a questo mare di gente che si riempie la bocca di parole ma non si sporca le mani abbiamo però incontrato anche due persone gentili, davvero gentili. All’ennesima telefonata troviamo una ragazza che se li prende. Stavolta davvero. Lei non ha mai detto d’amare gli animali, né si è vantata di avere adottato un cucciolotto abbandonato, un vecchio cane con la cataratta, dei pesci, un gatto e un furetto. Bestiole di cui per telefono non ci ha parlato ma che al nostro arrivo ci sono saltate addosso. Tranne i pesci ovviamente.

L’altra persona è una volontaria del soccorso animali che si era offerta di pagarci le vaccinazioni e la sterilizzazione di tutti e quattro i micini. Anche lei non ha mai detto d’amare gli animali e non sapeva gestirli nemmeno lei, ma era pronta a sostenerci almeno economicamente. Avevamo trovato anche tre famiglie adottive (e una era pronta a prendersi ben due micini).


I gattini non ce l’hanno fatta. Il veterinario (il lunedì, ovviamente) ha detto che sono rimasti troppo tempo senza la mamma e che era impossibile salvarli. Tutta inutile la fatica della ragazza che se ne è presa cura questa notte, l’interesse di quella che ce li faceva vaccinare e il proposito di chi voleva adottarli.

Però a me una cosa l’hanno insegnata. Ho scoperto grazie a loro che la verità non è mai in quello che le persone ti dicono, ma nel modo in cui guardano le cose. La voce può dire ciò che non si pensa, lo sguardo fatica di più a mentire.

Qualcuno un tempo mi aveva detto che chi si riempie la bocca di tante belle parole lo fa per supplire a quello che manca nei gesti. Chi invece fa le cose ha poco tempo per parlare. Non avevo mai capito appieno questa frase, sono serviti quattro gattini a spiegarmela. Da oggi presterò meno attenzione a quello che mi si dice e molta di più ai sentimenti che traspaiono dallo sguardo.
Nel loro ottavo (e ultimo) giorno di vita Pantera, Tigro, Macchia e Batuffolino hanno aperto gli occhi. Non solo i loro.

2 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Leggere questo post mi ha emozionato come questi due giorni, intensi, commoventi e faticosi. Un weekend che mi ha arricchito. Qualcuno dirà: "Ma erano solo dei gatti". Sì, solo dei gatti. E allora?

Ps: devo chiarire una cosa. Le persone che ci hanno aiutato, facendo effettivamente giri di telefonate, trovando la persona che ha tentato di salvarli, e offrendoci aiuto economico per la sterilizzazione, erano tutte volontarie. Anche quella che prima ci ha detto che ci avrebbe aiutato e poi cambiato idea, è vero. Ma, a parte questa che poteva benissimo dire di non poterci aiutare invece di illuderci, son state tutte di grosso aiuto. Spesso si dice "faccio delle chiamate e ti faccio sapere" solo per fingere interessamento. Loro l'hanno fatto davvero.

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10:18 PM

 
Anonymous Anonimo ha detto...

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