lunedì, agosto 11, 2008

Uno notte (quella di San Lorenzo, per la precisione) da eroina...

Driiin Driin

Odio il telefono appena svegli. Odio ancora di più le telefonate anonime. Rispondo: "Pronto?", dall'altra parte "Abbiamo Francesco, ci porti i diamamanti", io: "Quali diamanti?" dall'altra parte: "Quelli che ha Giovanni, li recuperi, poi ci facciamo risentire noi. Faccia presto se vuole rivedere il suo amico vivo".

Francesco non è un mio amico, è anche quello, ma in primis è il mio fidanzato, un gran burlone, bello scherzo. Giovanni è suo padre e non mi risulta abbia diamanti.

Chiamo Francesco per complimentarmi per lo scherzo, chissà a quale amico pugliese ha chiesto di chiamarmi con quella voce roca e con l'accento brindisino. Il telefono squilla a vuoto. Provo sull'altro numero, idem. Chiamo a casa, niente. Chiamo Giovanni, il padre di Francesco, niente. Chiamo l'ufficio tecnico del comune di Martina Franca, Giovanni lavora lì ma stamattina non si è presentato, senza chiamare per giunta, non è da lui.

Corro a casa di Francesco, lui non c'è. A terra impauriti e legati Giovanni, Michela (mamma di Francesco) e Rosy (sorella dello stesso). Li sciolgo, dicono d'aver subito una rapina. Refurtiva: un sacchetto di velluto marrone con dentro una ventina di diamanti provenienti dalla Sierra Leone. Chiedo di Francesco: "Fortunatamente al momento della rapina non c'era, ieri sera non è rientrato", mi rispondono ignari e sollevati. Non è da lui. Ok, NON è UNO SCHERZO.

Arrivano i carabinieri. Giovanni racconta una vicenda assurda: ha subito un ricatto in ufficio da una cosca locale, gli chiedono di nascondere per loro il sacchetto di diamanti per qualche tempo, in cambio non lo costringeranno ad approvare dei progetti sospetti, sui quali verrà apposta invece la firma d'un collega. Giovanni accetta. Non sa, cosa che gli dicono i carabinieri, che a quanto pare i diamanti li hanno rubati alla cosca rivale, ritenendo gli siano dovuti come pagamento di non si sa bene quale favore. Gli uni ritengono d'esser stati pagati per un favore, gli altri d'aver subito un furto. Le due cosche, da tempo impegnate in una faida si contendono questi diamanti.

I derubati hanno rapito Francesco, gli altri hanno i diamanti. I carabinieri non sanno nulla. Io so chi ha i diamanti: andando a casa ho incrociato due amici di Francesco (lui stesso m'aveva messo in guardia da loro) in un auto scura, li ho salutati, mi hanno risalutato. Sono loro.

Facendo finta di nulla vado di corsa a casa loro. Faccio la vaga: non accenno alla telefonata nè ai diamanti, chiedo solo se passando hanno visto qualcosa. Niente. In compenso su un chiodino al muro, a mò di piccolo trofeo, c'è incautamente appeso un sacchetto di velluto. Vanitosi come tutti i cattivi.

Riesco a svuotarmi il sacchetto in tasca e a rimetterlo vuoto a posto mentre loro si sono allontanati un attimo. Saluto e esco di nuovo facendo finta di niente. Aspetto una chiamata. Non arriva. Compro un telefonino da Euronics con tanto di scheda, la attivo, devo ingannare il tempo. Lascio il telefonino dentro un secchio vicino una rinomata gelateria di Martina Franca.
Aspetto, aspetto, aspetto. La telefonata arriva: " Pronto? hai recuperato i diamanti? se vuoi vedere vivo..." interrompo: "voglio saperlo adesso che è vivo, passatemelo o dite addio ai diamanti" "cifiao aiufo..." dall'altra parte qualcuno bofonchia parole poco comprensibili, ma la voce è la sua, è Francesco, è vivo. "Bene, ora l'hai sentito, portaci...", interrompo di nuovo "Portaci niente. Adesso si cambia gioco: io ho i diamanti, comando io! Fate quello che vi dico: nel cestino della gelateria centrale c'è un telefono, recuperatelo se volete i diamanti. Mi faccio viva io lì con nuove istruzioni quando lo recuperate. Non toccate Francesco se ci tenente ai diamanti". Chiudo col cuore a mille il telefono.

Aspetto. Chiamo dopo un'ora sul telefono da poco comprato da Euronics. Rispnde la solita voce roca in accento pugliese. "Voglio vedere Francesco. Sedetevi nella panchina dell'emmezeta di Fasano. Fate come vi dico e avrete i diamanti". Non so che mi diceva la testa, ma dovevo vedere Francesco. Mi apposto al bar del centro commerciale e tengo d'occhio la panchina. Con me c'è Simone, procuginetto d'un anno di Francesco. Non so che m'abbia detto la testa per portarlo, ma è la mia copertura: qualsiasi altro "travestimento" avrebbe potuto essere scoperto. Una zia con un bimbo non vanno a farsi sparare. Il piano di sopra ha tre persone ai tre angoli del balcone. Tutte simili che guardano giù...saranno cecchini? non lo so ma è ovvio che cercano movimenti strani. Vuol dire che Francesco sta arrivando. Eccoli: un uomo col berretto sul viso e un ragazzo davvero malconcio. Si siedono sulla panchina e aspettano i cinque minuti richiesti. Francesco ha un occhio pesto, il sangue alla bocca, le bellissime mani peste e gonfie e venendo zoppicava. capisco anche perchè al telefono bofonchiava: ha i denti spaccati e la faccia gonfia. Mi faccio forza non mi avvicino. Avvolgo tre diamanti in un fazzolettino del bar e li butto nel cestino. Esco con Simone, devo riportarlo a sua mamma: l'ho già sconsideratamente fatto rischiare troppo. Il dolore al cuore d'aver lasciato Francesco lì in quelle condizioni si fa insopportabile, chiamo di nuovo: "Bravi, avete capito le regole. Nel cestino del bar dell'Emmezeta c'è un piccolo premio per voi, sono una persona di parola. Recuperate il contenuto del cestino, poi tratteremo dello scambio. Il resto dei diamanti per Francesco" e chiudo. Di nuovo il cuore in gola.

L'aver visto Francesco così mi ha fatto venire una malsana idea in testa: vendicarmi. Nessuno dovrà poter essere trattato mai più da quelle persoen come è stato ttrattato lui. Non devono poter fare del male a nessun altro.

Vado dai due ragazzi a cui ho sottratto i diamanti e gli spiego che sono disposta a renderglieli anche se ce ne mancano tre. In compenso gli offro l'opportunità di vendicarsi dell'altra cosca. Gli spiego l'accaduto e gli chiedo di fabbricarmi un piccolo ordigno rudimentale. Accettano. Ottengono diciassette diamanti e una vendetta in cambio dei venti che gli avevo sottratto. Sono arrabbiati, ma la vendetta gli fa sbollire la rabbia nei miei confronti. Gli lascio i diamanti, mi tengo il sacchetto. Dentro un rudimentale ordigno di poca potenza.

Richiamo: "Lasciate Francesco al parco, sulla panchina vicino l'entrata. Non azzardatevi ad appostarvi lì intorno: lo mando a prendere dalla polizia, non mi faccio infinocchiare così facilmente da voi. Solo dopo averlo riavuto indietro vi dico dove ho già messo i diamanti ad attendervi" dall'altra parte "chi ci assicura che riavuto il frignone ci dai i diamanti?", io: "torcetegli un altro capello e i diamanti non li rivedete di sicuro. Forse non avete capito chi comanda qui! Fate come vi dico oppure perdete i vostri adorati diamanti". Chiudo di nuovo, e ogni volta è uno strazio.
Lascio il sacchetto esplosivo dietro una lapide sulla via di Fasano. E' l'unico punto è sicuro non capiti tra le mani sbagliate. Il parco è troppo rischioso, bambini di giorno e drogati di notte... gli uni giocano, gli altri si bucano, a entrambi servono le mani. Avviso i carabinieri: devono recuperare Francesco. Operazione riuscita: recuperano Francesco legato e imbavagliato da una panchina del parco. Corro in caserma, lo posso riabbracciare. Gli fa male tutto ma sembra contento. I carabinieri esigono delle spiegazioni da me. Francesco va trasportato in ospedale. Dico al capitano che voglio seguirlo: se vuole mi può interrogare in ospedale, se mi tiene lì non dico nulla per ripicca (ricattati dei delinquenti, ricattare dei carabinieri risulta quasi più semplice). Accettano.

Il viaggio lo faccio in ambulanza con Francesco, da lì chiamo il solito telefonino: "Siete stai di parola, lo sono pure io. I diamanti sono sulla statale di Fasano, accanto la lapide d'un ragazzo che l'anno scorso è morto lì in un incidente. La trovate facilmente, è la prima che si incontra partendo da Fasano", chiudo. Guardo le mani peste di Francesco che piange silenzioso e sorridente in barella e mi godo la mia vendetta.

Arriviamo in ospedale. Durante le lastre e gli accertamenti racconto al capitano tutto. Quando capisce che i rapitori sono sulla statale di Fasano per le loro mani è troppo tardi. Parte una volante, li raggiunge, giusto in tempo per vedere l'apertura artificiale del sacchetto. In due hanno perso tutte le dita. Soccorsi dagli stessi carabinieri che dovevano arrestarli, vengono portati in ospedale. Non daranno più pugni a nessuno.

Francesco, mezzo intontolito, esce dalla sala dove ha appena fatto le lastre e mi dice: "lo sapevo che mi salvavi, solo...quanto ci hai messo!" e ride.

I carabinieri mi stanno portndo in caserma per ulteriori domande, e... Driin driin, no stavolta non era nessun telefono. LA SVEGLIA.

Non potete capire con che ansia mi sono svegliata questa mattina...avevo ancora addosso la tremarella di questo incubo. Il letto era un bagno di sudore.
MI CHIEDO: MA IL FATTO CHE OGGI IL MIO FIDANZATO INIZIA LO STAGE AL MESSAGGERO, PUò CREARMI TUTTA QUEST'ANSIA????...l'ho sempre detto che sono apprensiva, però...dare sfogo così alla propria agitazione durante i sogni fa malissimo: A- Ho sudato freddo, probabilmente per tutta la notte (a giudicare dalla lunghezza del sogno!) ed è tutto il giorno che starnutisco B- credo di essermi svegliata e riaddormenta diverse volte durante tutto ciò e...a lavoro sto facendo un casino: sto dormendo in piedi e a nulla sono valsi tutti i caffè presi da stamattina C- mi sento un'eroina da strapazzo...nonostante le corse le abbia fatte solo in sogno ho le gambe doloranti per la fatica...menomale che tutto è finito.
Tutto è bene quel che finiosce bene.
p.s. è arrivata una chiamata dallo stage al Messaggero. Francesco è contento, come in tutte le analoghe situazioni precedentementi dice d'aver avuto una buona impressione e spera di trovarsi bene. Tranquillo come al solito. Lo sapevo, lui è sempre così...eccezionale. E anche se c'era da aspettarselo che sarebbe andato tutto bene io stavo in ansia per lui...come al solito, come sempre per le persone a cui si vuole veramente bene. In ansia senza motivo. Vabbè, stanotte dormirò meglio. Spero.... ;)

4 Commenti:

Blogger Ilario Menegaldo ha detto...

Interessante.
Bel racconto.

http://menegaldoilario.blogspot.com
www.artetre.it/menegaldoilario

3:24 PM

 
Blogger Monia ha detto...

Grazie del complimento.
Ho visitato il tuo blog...molto carino, complimenti per quello e per i quadri: è difficile trovare artisti bravi col pennello come con il mouse!

5:30 PM

 
Blogger Kobra ha detto...

A Mo', è ora che cambi spacciatore!

6:10 PM

 
Blogger Monia ha detto...

nino, mi conosci da ormai cinque anni ( a ottobre sei...più del liceo!!!) ancora ti stupisci per queste cose? pensa a come può aver reagito la tua donna Vale a cui l'ho raccontato ion anteprima la mattina stessa!!!!

9:53 PM

 

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